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Il metodo autentico1

Esistono molti metodi didattici coi quali è possibile insegnare una lingua. Per insegnare l'Esperanto è ad esempio molto diffuso il metodo diretto, su cui si basa il libro di Stano Marček "L'Esperanto con il metodo diretto", tradotto in molte lingue e usato dagli insegnanti di Esperanto di tutto il mondo. In questa pagina viene invece descritto il metodo autentico, su cui si basa il libro "L'Esperanto col Metodo Autentico" di Andrea Vaccari, che l'autore ha scelto di utilizzare come metodo base per l'insegnamento dell'Esperanto. Nel libro viene descritto il metodo autentico e viene spiegato agli insegnanti come utilizzarlo per l'insegnamento dell'Esperanto con questo libro di testo.

Materiale autentico

L'aspetto più importante e più caratteristico del metodo autentico è l'uso esclusivo di materiale autentico, cioè di materiale non appositamente creato per scopi didattici. Le unità didattiche dei libri basati sul metodo autentico2 non sono quindi suddivise per argomenti grammaticali, che non sono pertanto organizzati secondo un piano strutturato, ma affrontati nell'ordine in cui compaiono nei testi delle lezioni. Per questo le forme grammaticali normalmente più usate compaiono con maggiore frequenza nei testi, mentre quelle meno usate con minor frequenza o addirittura mai. Il primo obiettivo del metodo autentico non è infatti quello di insegnare subito ogni aspetto grammaticale della lingua, ma innanzitutto quello di insegnare bene le forme espressive più comuni, che sono quelle più utili per iniziare a impararla. Le unità didattiche non sono quindi suddivise per argomenti, come la famiglia, la scuola, il tempo, il clima, perché l'apprendimento di parole in modo settoriale non si verifica mai nel mondo reale.

Comprensione ed espressione orali

Riguardo alle quattro abilità linguistiche, nel metodo autentico viene data la massima priorità allo sviluppo della comprensione ed espressione orali, che in altri metodi vengono invece spesso trascurate, in favore dello sviluppo della comprensione ed espressione scritte. Gli studenti devono quindi essere incoraggiati dall'insegnante a leggere i testi a voce alta più spesso possibile e a prestare particolare attenzione alla pronuncia. Il metodo autentico prevede l'utilizzo di audiotesti, che vanno fatti ascoltare agli studenti a velocità normale, anche se sono principianti. Inoltre l'insegnante deve parlare fin da subito in Esperanto, esprimendo in italiano solo quelle frasi necessarie a spiegare le attività da svolgere, non perché gli studenti debbano capire subito tutto quello che dice, ma perché questi possano esercitare fin da subito la loro capacità di comprensione orale, perché è proprio lo sforzo di comprendere la lingua parlata che sviluppa tale capacità.

Alcuni insegnanti potrebbero trovare stancante parlare con persone che non capiscono quello che stanno dicendo. Potrebbero pensare che sia una perdita di tempo dire frasi che chi ascolta non capisce. Ma l'apprendimento naturale di una lingua avviene proprio in questo modo da parte dei bambini i cui genitori parlano costantemente in una lingua che loro non capiscono, ma che capiranno pian piano col tempo, grazie all'impegno dei genitori. Tuttavia è anche vero che per l'insegnamento agli adulti si possono utilizzare strumenti aggiuntivi, come una lingua già conosciuta, da cui e in cui si può tradurre l'Esperanto e con cui si può spiegarne la grammatica. Il metodo autentico non si limita infatti allo sviluppo dell'espressione orale, che tuttavia svolge un ruolo fondamentale nell'insegnamento della lingua. Gli insegnanti che insegnano col metodo autentico sanno che è importante parlare fin da subito ai loro studenti nella lingua da apprendere, perché hanno sperimentato il valore di questo metodo per lo sviluppo della loro comprensione orale. Tuttavia, l'insegnante non si limita a parlare in Esperanto, ma rivolge anche domande agli studenti, ai quali propone alcune risposte, come ad esempio "jes" o "ne", "bone" o "malbone", perché è assolutamente importante che gli studenti inizino a parlare fin da subito in Esperanto, considerando che tra le abilità linguistiche, l'espressione orale è quella più difficile da padroneggiare.

Collaborazione e confronto

Un'importante caratteristica del metodo autentico, che lo distingue dalla maggior parte degli altri metodi, è la continua collaborazione tra gli studenti, i quali dovrebbero sempre confrontare a coppie le loro soluzioni agli esercizi, prima di discuterne insieme con l'insegnante. Questo confronto fa nascere spesso dubbi e domande, che arricchiscono la discussione con l'insegnante e l'apprendimento della lingua. Nello svolgimento di compiti più lunghi, l'insegnante può cambiare più volte le coppie, al fine di aumentare lo scambio di informazioni e il materiale comparabile. La collaborazione tra gli studenti serve anche ad alternare il rapporto verticale con l'insegnante, che in altri metodi è costante e può risultare piuttosto faticoso per tutti.

Ripetizione e punti di vista

Nelle normali conversazioni capita spesso che di ripetere lo stesso concetto più volte con parole e frasi diverse, in modo che l'ascoltatore comprenda meglio ciò che si vuol dire. Lo stesso accade nel metodo autentico, dove i concetti grammaticali vengono più volte spiegati e ripetuti, in modo che gli studenti li memorizzino meglio. Lo stesso vale per i testi didattici, ciascuno dei quali viene spesso proposto più volte, scritto in modo diverso, per mostrare differenti costruzioni di frasi che esprimono lo stesso concetto. Le diverse versioni dello stesso testo esprimono spesso punti di vista differenti, in modo che gli studenti sviluppino una comprensione più ampia del contenuto. Le frasi e le parole dei testi vengono ripetute abbondantemente, perché la ripetizione di frasi è veramente un metodo molto efficace per imparare una lingua.

Memorizzazione

Un esercizio molto importante per l'apprendimento delle lingue, che oggi quasi nessun metodo didattico propone più, è la memorizzazione di frasi, che ogni bambino fa in modo naturale quando inizia a parlare la propria lingua madre, memorizzando e ripetendo le frasi che sente dai genitori o da altre persone intorno lui. Pertanto nel metodo autentico gli studenti vengono stimolati a memorizzare le frasi di dialoghi, al fine di far loro sviluppare la capacità di espressione orale che, come già detto, troppo spesso viene trascurata nell'insegnamento delle lingue, soprattutto ai principianti.

Vocaboli

Le lingue sono in fondo costituite da vocaboli, che devono essere ovviamente imparati dagli studenti, affinché siano in grado di comprendere la lingua e di potersi esprimere sia oralmente che per iscritto. L'insegnante deve incoraggiare gli alunni a imparare almeno i vocaboli più importanti, tramite continua ripetizione degli stessi quando parla con loro in Esperanto, sia anche con apposti esercizi. Esistono degli ottimi strumenti informatici per facilitare l'apprendimento dei vocaboli, come ad esempio il programma Anki.

Pronuncia

In Esperanto esiste una corrispondenza biunivoca tra lettere e fonemi, cioè a ogni lettera corrisponde sempre lo stesso fonema e a ogni fonema la stessa lettera. Poiché la parola fonema non è molto conosciuta e il suo significato non è troppo facile da spiegare, si dice di solito che esiste una corrispondenza biunivoca tra lettere e suoni, sebbene questa affermazione non sia del tutto corretta. Tuttavia questo non ha molta importanza, perché il concetto che si vuole esprimere con questa affermazione è semplicemente che in Esperanto non ci sono suoni che possono essere rappresentati da sequenze di lettere, come ad esempio in inglese il suono [ʃ]3, che è rappresentato dalla sequenza sh, mentre le lettere s e h dell'alfabeto inglese rappresentano singolarmente i suoni e [s] e [h], e inoltre che non esiste una lettera che rappresenta più suoni, come ad esempio la lettera inglese x, che rappresenta la sequenza di suoni [ks]. Inoltre ogni lettera viene pronunciata sempre allo stesso modo in qualsiasi sequenza, quindi ad esempio la lettera s si pronuncia sempre [s] anche nella sequenza sh, e non esistono lettere mute, non come ad esempio nella parola inglese know [n], dove la k non si pronuncia.

La pronuncia delle lettere

Affinché gli studenti riescano a parlare bene l'Esperanto, per comunicare oralmente con gli esperantisti di altri paesi, l'insegnante dovrebbe insegnare loro a pronunciarlo correttamente. La prima cosa di cui occuparsi è la pronuncia delle singole lettere. Per poter parlare con esperantisti di altri paesi, bisogna innanzitutto saper pronunciare bene le singole lettere dell'alfabeto, delle quali fortunatamente la maggior parte vengono già pronunciate quasi allo stesso modo in tutto il mondo. Tuttavia ce ne sono alcune la cui pronuncia differisce abbastanza da luogo a luogo. Si tratta soprattutto dei suoni e, o, l, r. Per chi conosce la fonetica articolatoria, possiamo dire che i suoni e, o devono essere articolati medio-bassi [, ], i suoni l, r devono essere articolati alveolari [l, r] e la l non deve essere velarizzata. In pratica queste lettere devono essere pronunciate come nella lingua spagnola. Per chi non parla spagnolo, non è molto facile pronunciare i suoni e, o medio-bassi [, ], perché nella maggior parte delle altre lingue esistono soltanto le varianti medioalte [e, o] e semibasse [ɛ, ɔ], e in quelle in cui sono presenti anche quelle medio-basse, queste di solito non sono fonemi della lingua e vengono realizzate in seguito all'assimilazione delle principali varianti con altri suoni. Tuttavia, se non si è in grado di pronunciare la e, o medio-basse, e la pronuncia scivola verso le varianti medioalte o semibasse, questo di solito non comporta grossi problemi alla comprensione della lingua, perché la differenza che intercorre con le varianti medio-basse è minima. Tuttavia, sarebbe meglio riuscire a pronunciarle sempre medio-basse e sarebbe conveniente esercitarsi fin da subito a pronunciarle in questo modo, per evitare che la pronuncia errata diventi un'abitudine. Le lettere l, r dovrebbero essere pronunciate con la punta della lingua che tocca le gengive interne dei denti superiori [l, r]. Riguardo alla r, la parte vibrante della lingua dovrebbe essere la punta e non il dorso, e il punto del palato che questa tocca dovrebbero essere le gengive [r] e non l'ugola [ʀ, ʁ, ᴚ]. Riguardo alla l, bisogna fare attenzione che il dorso della lingua non si avvicini al palato molle [ɫ]. Occorre prestare maggiore attenzione alla pronuncia delle lettere l, r rispetto a quella delle lettere e, o, perché [ɫ] può essere ad esempio confusa col suono [u] e i suoni [ʀ, ʁ, ᴚ] coi suoni [ɡ, x] da parte di parlanti nella cui lingua madre questi suoni non esistono. Inoltre, bisogna fare attenzione a non pronunciare dittonghi, come invece accade spesso ad esempio in inglese, in parole come go], in cui la o si pronuncia come una sequenza di due suoni [].

Varianti naturali

È molto importante che le lettere dell'alfabeto Esperanto siano pronunciate sempre allo stesso modo, con particolare attenzione alle quattro lettere e, o, r, l, di cui abbiamo appena parlato, che dovrebbero essere sempre pronunciate [, , l, r], per una migliore comprensione reciproca tra esperantisti di tutto il mondo. Esistono però varianti naturali della pronuncia di alcune lettere, che vengono pronunciate spontaneamente in certi contesti, senza creare alcun problema di intercomprensione, da chiunque parli Esperanto, se questi non si sforza consapevolmente di pronunciare quelle lettere in quei contesti col loro suono standard, perché altrimenti suonerebbero sforzate, innaturali e soprattutto sgradevoli.

Per chi conosce la fonetica articolatoria, possiamo dire che la lettera r diventa spontaneamente vibrata in posizione intersonora o ad inizio parola, venendo così pronunciata [ɾ], come nella parola rara [ˈɾaːɾa]. La lettera l diventa spontaneamente palatale davanti a j, venendo così pronunciata [ʎ], come nella parola maljuna [maˈʎjuːna], e alveopalatale davanti a ĝ, ĉ, ĵ, ŝ, venendo così pronunciata [], come in dolĉa [ˈdːʧa]. La lettera n diventa spontaneamente alveopalatale davanti a ĉ, ĝ, ŝ, ĵ, venendo così pronunciata [], come in lanĉi [ˈlaːʧi], palatale davanti a j, venendo così pronunciata [ɲ], come in panjo [ˈpaːɲj], e velare davanti a g, k, venendo così pronunciata [ŋ], come in ankaŭ [ˈaŋːkaŭ]. Le lettere m e n diventano spontaneamente labiodentali davanti a v, f, venendo così pronunciate [ɱ], come in nimfo [ˈniɱːf], infano [iɱˈfaːn]. Le lettere g, k, ĥ diventano spontaneamente palatali davanti a j, venendo così pronunciate [ɟ, c, ç], come in dekjara [dˈcjaɾa]. La lettera h diventa spontaneamente sonora tra due suoni sonori, venendo così pronunciata [], come in ŝaho [ˈʃa]. Pertanto, gli studenti non dovrebbero cercare di sforzarsi, per pronunciare ad esempio la parola ankaŭ con la n alveolare [n], come nella parola nuna [ˈnuːna], perché nella parola ankaŭ è molto più naturale pronunciarla velare [ˈaŋːkaŭ].

Lettere doppie

In Esperanto esistono sequenze di lettere uguali, che andrebbero pronunciate senza interruzione, come un'unico suono lungo, come per esempio nella parola treege [ˈtrːɡ]. Le sequenze di due suoni uguali possono anche verificarsi tra parole adiacenti, come nella sequenza mia amiko, in cui le due a dovrebbero essere pronunciate come un'unico suono lungo [ˌmiaːˈmiːk], o in modo ancora più fluido, come un suono singolo [ˌmiaˈmiːk]. Lo stesso vale per parole come mallonge [malˈlŋɡ], in cui la l dovrebbe essere pronunciata lunga, mentre nel caso di suoni discontinui è la durata della compressione dell'aria che deve essere allungata, come nella parola ekkanti [ˈkːanti], senza fare un'interruzione tra le due k. Nella sequenza post tiam [psˈtiam] si dovrebbe pronunciare un'unica t breve, e nella sequenza sed dum [sˈdːum] un'unica d lunga, prolungando la compressione dell'aria prima dell'apertura dell'occlusione alveolare. Un approfondimento relativo alla pronuncia dell'Esperanto può essere trovato nel libro "La Fonetica dell'Esperanto".

La pronuncia delle parole

La seconda cosa di cui occuparsi è la pronuncia delle parole, la quale non è esattamente la somma della pronuncia dei suoni delle singole lettere. Ogni parola ha infatti un accento di parola su una sillaba, la cui pronuncia dovrebbe essere più chiara e più lunga rispetto a quella delle altre. Il suono che deve essere prolungato è l'ultimo della sillaba accenta. Quindi ad esempio nella parola manĝata [manˈʤaːta]4 è la a della sillaba ĝa da pronunciarsi più lunga, mentre nella parola manĝanta [manˈʤanːta] è la n della sillaba ĝan da pronunciarsi più lunga. Nella pronuncia normale di entrambe le parole la a della sillaba accentata è solitamente pronunciata in modo più chiaro rispetto alle altre a, che tendono invece a orientarsi naturalmente verso una qualità uditiva più centrale [ɐ]. Per cui la pronuncia normale della parola manĝata è [mɐnˈʤaːtɐ] e quella di manĝanta è [mɐnˈʤanːtɐ]. Per fortuna questa pronuncia è del tutto naturale, e quindi solitamente non ha bisogno di essere insegnata agli studenti, che pronunceranno autonomamente la lingua in questo modo, soprattutto dopo averla sentita pronunciare dall'insegnante.

La pronuncia delle frasi

La terza cosa di cui occuparsi è la pronuncia delle frasi, che non sono quasi mai esattamente la somma della pronuncia delle singole parole. Tra le regole fondamentali dell'Esperanto c'è quella che dice che in Esperanto non esistono lettere mute5. Questa precisazione è molto importante, perché ci sono lingue in cui alcune lettere non vengono pronunciate, come ad esempio la h in spagnolo. Tuttavia, gli esperantisti interpretano spesso erroneamente questa regola, come se il suono di ogni lettera dovesse sempre essere pronunciato, mentre questo non è scritto da nessuna parte e non avrebbe neanche molto senso, perché in qualsiasi lingua, nella normale pronuncia di frasi, specialmente di quelle più comune utilizzo, non solo la pronuncia di molti suoni, ma anche di intere parole viene spesso omessa. Pensiamo ad esempio all'espressione francese "Je ne sais pas", che spesso viene pronunciata semplicemente [ʃpa], omettendo quindi le due parole "ne sais". Ugualmente, anche in Esperanto è del tutto naturale che nella normale parlata venga omessa la pronuncia di alcune lettere, o anche di intere parole, ed è bene che gli studenti inizino fin da subito a parlare la lingua in modo naturale e scorrevole, allenandosi a omettere la pronuncia di quelle lettere o parole che può essere omessa, e a pronunciare le lettere non-accentate meno chiaramente di quelle accentate, sempre che non venga compromessa in questo modo la comprensione degli enunciati. Ciò non significa che queste lettere debbano essere sempre pronunciate meno chiaramente o persino omesse, ma che spesso in alcune frasi, quando non vengono pronunciate troppo lentamente, è possibile farlo, rendendo la pronuncia più fluida e naturale. Per esempio, quando si pronuncia la comunissima esclamazione "Saluton!" [ˈsaluːtn], è assolutamente naturale omettere o pronunciare meno chiaramente il suono [a] e non prolungare il suono [u], pronunciando così più scorrevolmente [ˈslutn]. Pronunciando più velocemente, si può anche eliminare [] e pronunciare [t] come occlusiva con sfogo nasale, in cui [n] diventa sillabica, pronunciando quindi [ˈslutn̩]. Lo stesso vale per qualsiasi frase che non venga pronunciata troppo lentamente, soprattutto quelle di uso frequente, in cui la pronuncia di alcune lettere, quando non indispensabile per la comprensione di una frase, può essere omessa naturalmente, rendendone più scorrevole la pronuncia, come ad esempio nella frase molto comune kiel vi fartas? [kiel vi farːtas], che può essere tranqullamente pronunciata più fluentemente [kl̩vˈfarːtɐs], in cui i suoni [ie] vengono omessi, [l] diventa sillabica [l̩] e [i] centralizzata [], senza alcun timore che la frase non venga compresa dall'ascoltatore, che probabilmente non si accorgerà neanche che alcuni suoni sono stati pronunciati più debolmente od omessi, perché il suo sistema cognitivo ricostruirà immediatamente nella propria mente la frase completa e corretta. Questo è un aspetto molto importante della pronuncia, che dovrebbe essere allenato fin da subito dagli studenti, che altrimenti potrebbero imparare a parlare la lingua in modo faticoso e sgradevole, con la sensazione che non gli appartenga mai veramente del tutto, e farebbero sempre fatica a capire coloro che parlano Esperanto in modo naturale e scorrevole. Se si impara a parlare Esperanto in modo fluido, omettendo quei suoni la cui assenza non compromette la comprensione degli enunciati, si potrà poi sempre decidere di parlare più lentamente e chiaramente, quando necessario. Ma fare il contrario può essere invece abbastanza difficile.

Correzione

Nel metodo autentico l'insegnante deve sforzarsi di non correggere gli studenti quando questi cercano di esprimersi in Esperanto, perché ciò ostacolerebbe molto lo sviluppo della loro capacità di espressione orale. Deve invece incoraggiarli a cercare di parlare fluentemente, senza preoccuparsi di fare possibili errori, perché solo cercando di parlare fluentemente, potranno sviluppare la loro capacità di espressione orale. Non importa se uno studente fa molti errori mentre cerca di parlare in Esperanto. Ciò che conta è che si senta libero di esprimersi come riesce. Deve potersi sentire libero perfino di inserire parole della sua lingua madre nelle frasi che dice, quando non ricorda o non conosce una parola in Esperanto. L'insegnante non deve tradurre subito quella parola, ma fargli finire di dire tutto il discorso, e poi, solo se lo studente glielo chiede o se lo ritiene necessario, può tradurla. Ma è ancora meglio se sono gli altri studenti ad aiutarlo, se conoscono la parola, o cercandola nel dizionario.

Attività

Il dettato autentico

Il dettato autentico è forse l'attività più importante e significativa del metodo autentico e consiste nella trascrizione del testo di un audio ascoltato a velocità naturale senza interruzioni. Per ogni esercizio sono richiesti un file audio dell'intero testo e diversi file audio più brevi, ciascuno contenente una parte dell'intero testo, la cui lunghezza dipende dal livello degli studenti. Normalmente varia da pochi secondi a dieci, quindici secondi. L'insegnante fa quindi ascoltare l'audio dell'intero testo agli studenti, che la prima volta si limitano ad ascoltarlo, senza scrivere nulla. L'insegnante fa quindi ascoltare il primo file audio breve, che gli studenti cercheranno di trascrivere. Glielo fa poi ascoltare di nuovo, finché tutti gli studenti non avranno scritto tutto ciò che riescono a scrivere. Gli fa quindi ascoltare il secondo audio e poi gli altri, fino a quando l'intero testo non sia stato trascritto dagli studenti. Segue poi un confronto a coppie degli studenti su ciò che hanno scritto. L'insegnante può cambiare le coppie più volte, a seconda della lunghezza del testo, per arricchire lo scambio di informazioni tra gli studenti. Durante ogni confronto a coppie, l'insegnante fa riascoltare l'audio dell'intero testo, in modo che gli studenti possano verificare quanto scritto fino a quel momento. Poi ogni studente legge a voce alta una frase del testo e, se c'è una parola che nessuno ha scritto correttamente e nessuno è in grado di correggere, l'insegnante fa riascoltare ripetutamente l'audio in quel punto esatto, finché qualcuno non capisce la parola, che l'insegnante altrimenti provvederà a rivelare. Solitamente il dettato autentico è la trascrizione di un testo sconosciuto, ma con i principianti può essere fatto anche con un testo già studiato. Con studenti più avanzati è possibile utilizzare anche solo il file audio dell'intero testo, senza dividerlo in più file audio brevi. Questa attività sviluppa in modo eccezionale le capacità di comprensione orale ed è anche un ottimo esercizio di scrittura. Gli insegnanti che non hanno mai utilizzato il metodo autentico potrebbero pensare che i testi audio letti a velocità naturale vengano pronunciati troppo velocemente per essere ascoltati da principianti. Tuttavia, l'obiettivo del dettato autentico non è tanto quello di riuscire a trascrivere il testo senza errori, quanto quello di cercare di trascriverlo, perché lo sforzo di comprendere i suoni pronunciati migliora la propria capacità di comprensione orale. Per questo motivo, di solito non ha alcun senso rallentare la velocità di ascolto dei testi audio, che gli studenti dovrebbero ascoltare il più possibile a una velocità normale.

L'ascolto autentico

L'ascolto autentico è un'attività che viene svolta sempre nelle classi degli insegnanti che usano il metodo autentico, i quali parlano fin da subito e continuamente in Esperanto ai loro studenti. Inoltre l'ascolto viene praticato anche durante il dettato autentico. Tuttavia è anche possibile fare questo esercizio separatamente, senza interagire con l'insegnante né annotare ciò che si ascolta. Si possono infatti anche semplicemente ascoltare dei podcast di interviste, conferenze, notiziari, in cui si parli Esperanto in modo fluido, ma non podcast creati per scopi didattici. Si tratta di un'attività che non richiede la supervisione dell'insegnante, il cui unico compito in questo caso è quello di scegliere il materiale audio adatto al livello degli studenti. Può quindi essere fatto anche fuori dalla lezione, ma l'insegnante dovrebbe incoraggiare gli studenti ad ascoltare il più possibile i podcast in Esperanto ogni giorno, perché l'ascolto di testi audio è l'unico modo per imparare a capire l'Esperanto parlato che, con pochi minuti di ascolto quotidiano, insieme a quanto fatto durante il corso, può essere compreso abbastanza bene in poco tempo. È consigliabile iniziare con dei podcast molto facili, come le interviste, preferibilmente di parlanti madrelingua che si presentano e parlano di sé in modo conciso, e ascoltarli più volte, perché dopo ogni ascolto si potranno capire sempre meglio.

Compiti a casa

Fare i compiti a casa è di solito un'attività piuttosto noiosa e faticosa. Quindi è consigliabile ridurli al minimo, se non del tutto evitarli. A casa gli studenti possono eventualmente rivedere quanto fatto in classe e cercare di memorizzare le parole studiate, che devono essere conosciute per poter parlare la lingua. Gli studenti non devono invece assolutamente svolgere a casa gli esercizi presenti nel libro di testo, che devono essere svolti in classe insieme agli altri studenti e confrontati con loro. Dovrebbero piuttosto utilizzare specifici programmi per computer per l'apprendimento delle parole, che possono rendere la memorizzazione più facile e veloce.

Ruolo dell'insegnante

Nel metodo autentico, il ruolo dell'insegnante non è solo quello di insegnare la lingua, ma anche quello di creare e coordinare le attività didattiche, attraverso le quali gli studenti possano apprenderla meglio, di informarli sugli strumenti di apprendimento più adatti, come dizionari online e traduttori, che devono essere incoraggiati a utilizzare anche durante le lezioni, per una migliore comprensione dei testi. Gli insegnanti devono anche dare particolare importanza a quegli esercizi che richiedono la collaborazione degli studenti, perché questa è un'attività molto importante e utile di questo metodo, che deve essere eseguita il più spesso possibile. Devono anche ricordarsi di non correggere gli studenti quando cercano di parlare in Esperanto, perché troppa correzione ostacolerebbe lo sviluppo della loro capacità di espressione orale.

  1. Il testo di questa pagina è tratto e adattato dal libro di Andrea Vaccari "L'Esperanto col Metodo Autentico", Amazon Publishing, 2022.
  2. L'Esperanto col Metodo Autentico", Amazon Publishing, 2022.
  3. La notazione per la pronuncia utilizzata in questo documento è l'alfabeto canIPA, estensione dell'alfabeto IPA.
  4. Il segno [ˈ] indica l'accento primario sulla sillaba seguente, in questo caso ĝa [ʤa]; il segno [ː] indica che il suono precedente, in questo caso [a], è più lungo.
  5. Zamenhof L. L., "Fundamento de Esperanto", p. 10, "General rules", regola 9.